Nota del curatore
Autore: Riccardo Campa
da: Divenire 4, Introduzione ()
Il tema dominante del quarto volume di Divenire è la rottura con l’umanismo, religioso ma non solo, che caratterizza la nostra era tecnologica. La questione è affrontata da varie angolature, nella maggior parte degli articoli, e in molti casi viene individuato nell’Umanesimo pre-rinascimentale e rinascimentale – per il suo stretto legame con il paganesimo greco-romano – un punto di svolta nel percorso che ci consente oggi di riflettere su un possibile futuro postumano.
Il numero si distingue anche per le firme prestigiose che contribuiscono a questa nuova esplorazione dei legami tra la tecnica e il postumano. Si comincia con un bel saggio di Luciano Pellicani, uno dei sociologi italiani più tradotti all’estero, per molti anni ideologo del Partito Socialista Italiano e direttore di Mondoperaio. “La scienza e la natura” mette a nudo l’incompatibilità “fisiologica” tra i principi del razionalismo scientifico e la visione provvidenzialistica della realtà che ereditiamo dal giudeo-cristianesimo, e collega la nascita della civiltà delle macchine ad un superamento dell’umanismo di matrice religiosa.
Il saggio che segue, sempre nella sezione Attualità, è di un altro intellettuale che non ha bisogno di presentazioni: Gianni Vattimo – forse il filosofo italiano vivente più noto al mondo. Teorico del pensiero debole e interprete autorevole di Nietzsche, è da sempre anche impegnato politicamente, essendo stato eletto per ben tre volte al Parlamento Europeo, con tre diversi partiti della sinistra. Nel saggio “La crisi dell’umanismo” riparte dalla morte di Dio per comprendere il processo che ha tolto centralità all’uomo, nell’età della tecnica.
È poi la volta di Roberto Marchesini, studioso di scienze biologiche ed epistemologia, ben noto ai lettori di Divenire in quanto autore di apprezzati volumi come Posthuman. Verso nuovi modelli di esistenza e La fine dell’uomo. In “Soggettività e ontopoiesi” esplora la mutazione antropologica e ontologica che ha investito l’uomo negli ultimi cinquant’anni, in seguito anche allo sviluppo della tecnica, con il passaggio da una concezione “individuale” a una “multividuale” dell’essere. E avverte che il multividuo non può essere compreso in una focale umanistica, ancora centrata sul concetto di identità individuale, ma piuttosto in una prospettiva postu-manistica.
“Oltre la specie” è il magistrale contributo alla riflessione sulla trasformazione postumana di un altro intellettuale di spicco della sinistra italiana: Aldo Schiavone. Direttore dell’Istituto Italiano di Scienze Umane e già direttore del prestigioso Istituto Gramsci, nonché collaboratore da mol-ti anni del quotidiano la Repubblica, nel 2007 Schiavone ha dato alle stampe Storia e destino – un vero e proprio manifesto del nuovo umanesimo tecnologico. Il saggio qui pubblicato ne rappresenta un estratto.
Il massmediologo Mario Pireddu – docente all’Università IULM di Milano e curatore del volume Post-Umano. Relazioni tra uomo e tecnologia nella società delle reti – nel saggio “L’aroma del passato più prossimo” analizza la crisi della sinistra europea sullo sfondo della società delle reti, mettendo in risalto soprattutto le difficoltà identitarie e di comunicazione delle forze socialdemocratiche e progressiste. È in sostanza un invito ad una maggiore spregiudicatezza, facendo tesoro anche delle intuizioni dei futuristi, per rigenerarsi su nuove basi.
L’ultimo intervento per la sezione Attualità è del bioinformatico Salvatore Rampone che mostra come le tecnologie del potenziamento umano – in particolare sostanze come Viagra, testosterone e Provigil – creino una situazione di dipendenza per i consumatori, ma al tempo stesso evidenzia come sia perfettamente comprensibile che chi raggiunge prestazioni “sovrumane” a livello sessuale, muscolare e intellettivo, non voglia poi tornare a condizioni umane. È ormai tempo di “Dipendenze transumane”.
In apertura della sezione Genealogia, appare un mio lungo saggio intitolato “Le radici pagane della rivoluzione biopolitica”, dove mostro che la tensione verso il postumano che lo straordinario sviluppo delle tecnologie nell’era contemporanea convoglia può essere geneticamente ricondotta ai valori del paganesimo greco-romano. Si tratta di uno studio complementare a quello che giudico un capolavoro della sociologia storica: Le radici pagane dell’Europa di Luciano Pellicani.
Segue il saggio del fondatore del movimento estropico mondiale, il filosofo Max More, che difende la tesi di una figliazione diretta del transumanesimo dal sovrumanismo nietzscheano, facendo riferimento anche alle proprie vicende biografiche e chiarendo che democraticismo e morale utilitaristica – elementi assenti nella filosofia di Nietzsche – non sono elementi essenziali del transumanesimo. Il titolo non poteva essere più chiaro: “Il sovrumano nel transumano”.
Il celebre giornalista francese Rémi Sussan, esperto di nuove tecnologie, traccia invece la linea genealogica che unisce “Transumanesimo ed ermetismo” e, dunque, collega la nuova filosofia del postumano alle correnti mistiche pagane del tardo ellenismo, rivitalizzate e reintrodotte nel tessuto culturale europeo a partire dal Rinascimento.
Il poeta futurista Roberto Guerra dedica invece un articolo a Karl Marx, recuperandolo nella veste di pioniere del nuovo futurismo “scientifico”, inteso come stile di pensiero volto a migliorare la società industriale della Macchina – macchina meccanica nel passato ed elettronica ai nostri giorni. Dunque, Marx non più ideologo del comunismo, ma “Marx, il futurologo”.
Il giovane architetto Emmanuele Pilia, art director di Divenire, mette la propria firma in calce a “Una rovina perpetua”. Il saggio si interroga sulla possibilità per il movimento transumanista di raccogliere l’eredità del situazionismo e di certe istanze anarco-socialiste, al fine di ricostruire la società su basi nuove, prendendo l’Homo Ludens di Huizinga come paradigma del prossimo gradino dell’evoluzione umana, ma lasciando risplendere l’umanità attuale in tutta la sua rovinosa bellezza.
Per la sezione Futurologia, il giornalista informatico Ugo Spezza ripercorre il recente sviluppo delle tecnologie dell’informazione nel saggio “L’evoluzione della Net-Sfera”, tracciando poi le linee di quello che potrebbe essere lo sviluppo futuro di computer, telefoni e nuovi dispositivi elettronici.
Nella stessa sezione, il giovane filosofo Francesco Boco propone invece una recensione del film Avatar – “La tentazione a-storica” –, dove analizza l’opera di Cameron nella sua dimensione ideologica di veicolo di messaggi luddisti. Nel film, i personaggi “positivi” vivono infatti in un mondo a-storico e primitivo, oppure usano la tecnologia per sfuggire alla tecnologia, per sottrarsi al mondo dinamico, storico, sempre in divenire forgiato dallo spirito prometeico europeo.
Come sempre, chiude il volume la sezione Libreria, dove trova posto una recensione di Stefano Vaj del mio nuovo libro Mutare o perire. La sfida del transumanesimo. Nell’articolo, significativamente intitolato “Il transumanismo d’azione”, Vaj mette in luce in particolare lo spirito volontaristico che permea l’opera, ove non si dà mai per scontato l’avvento di un futuro postumano, ma lo si inquadra come possibile evento storico vincolato all’impegno delle generazioni presenti.